Lo sostiene Mike Zurakowski, veterinario dell’Università Cornell in un articolo pubblicato lo scorso Dicembre 2020 da Abby Bauer sulla rivista Hoard’s Dairyman.
La scelta della strategia migliore per la gestione di ogni caso di mastite parte dalla conoscenza dei microrganismi causa del problema. Le analisi batteriologiche del latte di vacche con mastite permettono agli allevatori di determinare quale sia l’origine delle infezioni e le prime domande cui queste indagini devono rispondere sono:
1. Abbiamo a che fare con microrganismi ambientali o contagiosi?
2. Si tratta solo di processi infiammatori associati a mastiti oppure l’infezione è ancora in corso?
Nell’intervista originale, Zurakowski, che presso la Cornell si occupa di diagnostica di laboratorio di servizi per la qualità del latte, ha ricordato le caratteristiche dei microrganismi causa di mastite, come riconoscerli e ha spiegato i punti chiave da cui partire parlando di prevenzione della mastite.
Vacche e mammelle sporche all’ingresso in sala rappresentano un primo livello di difficoltà per lo svolgimento di un buon lavoro da parte dei mungitori. Mammelle sporche aumentano infatti il rischio di mastite e allungano i tempi di mungitura dovuti a maggior tempo necessario per la pulizia e la preparazione prima dell’attacco dei gruppi.
“L’igiene della mammella rappresenta la chiave del successo!” secondo Zurakowski. È possibile valutare il livello di imbrattamento della mammella secondo specifiche tabelle di punteggi e considerando il 20% della mandria o almeno 80 bovine, presenti nei diversi gruppi.
“È davvero semplice, ma serve fermarsi e farlo!” con una scarsa pulizia della mammella all’ingresso in sala diventa poi difficile ottenere capezzoli ben puliti e asciutti all’attacco del gruppo. L’obiettivo è avere meno del 10% delle vacche valutate nelle categorie molto sporco o moderatamente sporco.
Inoltre, in azienda serve monitorare la condizione degli sfinteri dei capezzoli,
influenzata da diversi fattori tra cui principalmente il funzionamento dell’impianto di
mungitura e la sovra-mungitura, e solo in alcuni casi particolari dalle condizioni climatiche.
Anche per questa valutazione esistono tabelle di riferimento e vale sempre la regola di osservare il 20% della mandria o almeno 80 vacche in tutte le lattazioni. Se si conta più del 20% degli sfinteri danneggiati (punteggio 3 e 4, estroflessi o con ipercheratosi) significa che c’è un problema e serve indagarne il motivo. Sfinteri danneggiati implicano canali aperti per più tempo e maggiori vie di infezione disponibili per i batteri.
Potete leggere il nostro interessante articolo integrale, cliccando e scaricando il documento sottostante: